Martedì scorso ci ha lasciati Ettore Scola, un regista caro a tutti noi e caro anche al pubblico svedese che, nel corso degli anni ha riempito le sale per poter vedere capolavori che fanno ormai parte della storia del cinema.
Lo stile ed il linguaggio cinematografico di Ettore Scola ha forse avuto epigoni ma è sempre stato originale e fedele a quella estetica tutta scoliana che metteva insieme l’ironia e la critica sociale con una perfezione stilistica senza pari.
Tra i suoi film più famosi voglio ricordare: C’eravamo tanto amati (1974), Brutti, sporchi e cattivi (1976), Una giornata particolare (1977) e La famiglia (1987).
Scola era nato in provincia di Avellino a Trevico, e di lui va senz’altro ricordato il film documentario Trevico-Torino – Viaggio nel Fiat-Nam, uno dei primi lungometraggi del 1973 molto particolare: girato infatti in 16mm e con una piccola troupe dalla Unitelefilm, la casa cinematografica dell’allora PCI, è però stato diretto da un regista già famoso come appunto Ettore Scola, e avuto come sceneggiatore Diego Novelli, allora ancora giornalista, ma che due anni dopo sarebbe diventato sindaco di Torino. La storia è chiaramente di tipo militante; vuole infatti presentare dal punto di vista dei comunisti la difficile situazione in cui si trovano gli operai emigrati dal Sud per venire a lavorare in Fiat. Se si eccettuano gli attori principali, tutti gli altri non sono professionisti: nei titoli, attori e tecnici sono presentati in puro ordine alfabetico, senza alcuna indicazione di ruolo. Cito questo film non a caso. Infatti Scola pare rimandare alla lezione di Godard (e della nouvelle vague parigina città molto amata da Scola) per il quale la vera forma pura di cinema era il documentario e la testimonianza sul campo.
Tuttavia la città di adozione del regista campano è stata Roma dove esordì come vignettista sul Marc’Aurelio, che ebbe tra i suoi collaboratori anche Fellini.
Ettore Scola gira il primo film nel 1964, ma il successo comincia a raggiungerlo dirigendo Alberto Sordi, Nino Manfredi e Bernard Blier in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968): con Sordi lavorerà solo altre tre volte (in La più bella serata della mia vita, 1972, alcuni episodi del film collettivo I nuovi mostri, 1977, e in Romanzo di un giovane povero, 1995).
Con Il commissario Pepe (1969) e Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca (1970) Scola entra nel decennio più importante della sua carriera. Nel 1974 dirige infatti il suo capolavoro, C’eravamo tanto amati, che ripercorre un trentennio di storia italiana attraverso le vicende di tre amici: l’avvocato Gianni Perego (Vittorio Gassman), il portantino Antonio (Nino Manfredi) e l’intellettuale Nicola (Stefano Satta Flores), i primi due innamorati di Luciana (Stefania Sandrelli). Nel film, dedicato a Vittorio De Sica, compaiono anche Marcello Mastroianni, Federico Fellini e Mike Bongiorno nella parte di se stessi, oltre ad Aldo ed Elena Fabrizi e Giovanna Ralli.
Tanti sono i premi vinti dal maestro avellinese Nel corso della sua carriera ha vinto sei David di Donatello e ha ricevuto quattro nomination al Premio Oscar per il miglior film straniero: nel 1977 per Una giornata particolare, nel 1978 per I nuovi mostri, nel 1983 per Ballando ballando e nel 1987 per La famiglia.
Si sono scritte e si scriveranno pagine e pagine su Scola e sui suoi film e sui grandi attori che hanno lavorato per lui non ultimi Fanny Ardant, Gassman, Mastroianni e anche Troisi.
Noi lo ricordiamo come un personaggio importante nella nostra vita, personaggio di cui non sempre si condividevano le posizioni politiche o estetiche ma che sempre ricevevano cordiale accoglienza.
Nel 2014 è stata realizzata la prima grande mostra monografica dal titolo “Piacere, Ettore Scola” a cura di Marco Dionisi e Nevio De Pascalis per Cultitaly. Dedicata a Bruna Bellonzi, giornalista moglie di Sandro Curzi, il progetto è stato presentato in anteprima nazionale in Irpinia, terra natale del regista, nella cornice dell’Abbazia del Goleto nel comune di Sant’Angelo dei Lombardi
Muore nella serata del 19 gennaio 2016 a Roma, nel reparto di cardiochirurgia del Policlinico, dove era ricoverato.
GZ