Il pendolo di Eco


Umberto Eco è morto. Ricordo era l’autunno del 2011 quando loincontrai per un’intervista pubblicata poi anche su Il Lavoratore (Numero 6 del 2011).

Umberto Eco, aveva 84 anni, ha avuto una lunga vita piena di battaglie letterarie, sociali e di costume. Non si è mai risparmiato nel giudicare con freddezza, acume ed ironia i soggetti ed i fenomeni sociali dell’Italia e del mondo.

Semiotico molto influente ci ha lasciato una enorme quantità di saggi, articoli e non ultimi, romanzi. Da Il nome della rosa (il più famoso,  ma che luiperò giudicava il suo peggior romanzo) a Il pendolo di Foucault, da Il cimitero di Praga a Numero zero.

E poi il Trattato di semiotica generale, La struttura assente, Diario Minimo
Già, una lista così lunga da non potersi citare.

Eco era un uomo coltissimo e spesso irriverente. Si pensi alla diverse ”fenomenologie” da Mike Bongiorno a Silvio Berlusconi. Ha in pratica collaborato attivamente alla stragrande maggioranza di riveste egiornali italiani (soltanto per esempio: Il Corriere della sera, La Repubblica, il Manifesto, L’Espresso) e stranieri come il New York Times eccetera.

Eco asseriva che potevano cambiare gli stili e le modalità della narratività ma la narratività non finisce, mafinisce il romanzo? No il romanzo non finisce mai. Sono le persone che finiscono, muoiono, ma non il romanzo anche se il libro come oggetto fisico pareminacciato dagli E-Book e dal digitale. Ma sarebbe come chiedersi, come facevano alla fine dell’ottocento, che la pittura era minacciata dalla fotografia. Sono riuscite a sopravvivere tutte e due tranquillamente.

Rispondendo ad una mia domanda sul perchè i suoi libri avessero un così grande successo inSvezia rispose: – Noi italiani abbiamo sempre avuto una grande ammirazione per la Svezia, un paese colto, dove si legge molto. A parte che adesso c’è la grande moda dei romanzi polizieschi svedesi che hanno invaso l’Italia ed altri paesi, ma questo può essere un episodio secondario. Pensi anche al Nobel appena assegnato a Tomas Tranströmer fa pensare che esista una grande tradizione poetica. Lei lo sa bene che gli italiani hanno sempre avuto una grande stima per gli svedesi quindi è un tratto nazionale. Personalmente sono stato in Svezia molte volte, dal momento che molti dei miei libri sono stati pubblicati in svedese è normale che abbia anche molti lettori.

Vulcanico e attivissimo fino all’ultimo aveva appena lanciato una nuova casa editrice “La Nave di Teseo”, dopo aver rifiutato di restare in quella che lui chiamò “La Mondazzoli”, la fusione Mondadori-Rcs.

Addio Professore!

Guido Zeccol