Nelle prime ore della mattina del 24 agosto, precisamente alle 3:36, si è verificato un terremoto, il primo di una lunga serie, di magnitudo 6.0 con epicentro a 2 km da Accumoli nella provincia di Rieti. L’ipocentro, invece, si è verificato a circa 4 km di profondità.
I paesi più colpiti dal terremoto, Amatrice, Arquata e Pescara del Tronto ed Accumoli, sono pressappoco distrutti, tanto che il sindaco di Amatrice parla di un paese che non c’è più.
Anche zone come Castelluccio e Norcia hanno subito danni ma, fortunatamente, nessun deceduto o ferito.
La situazione nella zona di Arquata e Pescara del Tronto non è dissimile da quella già descritta nel reatino, la maggior parte delle zone abitate sono andate distrutte.
Accumoli ha avuto la stessa sorte delle sopraccitate, oltre che il sindaco lamenta un ritardo nei soccorsi.
Altro effetto dei terremoti è stata una frana sul “Corno Piccolo” del Gran Sasso.
I soccorsi sono ostacolati, nella zona di Amatrice provenendo dall’Aquila, da un ponte pericolante nella frazione omonima di Ponte A Tre Occhi che non permette agli automezzi di entrare nella città.
I soccorsi arrivano sia via terra, rallentati ovviamente dai danni del sisma, sia via aria con gli elicotteri, pronti a trasportare i feriti negli ospedali agibili più vicini.
Il numero di decessi, per ora, è salito a 250 e ancora decine di dispersi ma, come spesso accade in queste situazioni, il numero è destinato a crescere. Sono, invece, circa 350 le persone ferite, di cui alcune salvate da sotto le macerie.
Oltre alla perdita di vite umane, si riporta anche una perdita del patrimonio storico nazionale poiché i paesi ospitavano numerosi monumenti come chiese e borghi antichi.
Questo ci ricorda altri simili drammi come, per citarne alcuni, quelli dell’Aquila (2009) e di Assisi (1997 e 2014).
Come sempre accade in questi casi le storie di struggente sofferenza da parte delle vittime e delle persone che ancora sono sotto le macerie sono molteplici e gonfiano il cuore di tristezza e dispiacere.
Fortunatamente però le storie tristi vanno di pari passo a quelle di coraggio e solidarietà durante e dopo il sisma, da parte dei feriti che cercano di salvare i propri cari sapendo che questa decisione richieda il più grande dei sacrifici, da parte dei primi soccorritori che spesso sono proprio le vittime sopravvissute al terremoto stesse e in fine, ma non per importanza, ai soccorsi nazionali tra i quali vigili del fuoco, protezione civile e volontari.
Concludo esprimendo la mia vicinanza alle persone colpite dal sisma e rivolgo a loro i più sentiti auguri di tornare presto ad una vita, il più possibile, normale.
Valerio De Paolis