Sta avvenendo una significativa ripresa dell’emigrazione italiana mentre le mutazioni intervenute nel quadro economico-sociale dei paesi di arrivo rendono in quei paesi più difficile la difesa dei diritti sociali dei nuovi migranti.
Nei paesi della Brexit, ma non solo, anche nei paesi dove emerge il cosiddetto sovranismo, si sviluppa un ambiente ostile non solo verso gli extracomunitari ma ormai anche verso i cittadini comunitari, con effetti di riduzione e di parziale esclusione dai sistemi di welfare (per es. l’indennità di disoccupazione o l’assegno sociale).
Un elemento non sufficientemente studiato riguarda le aree del Mezzogiorno da dove si emigra, oltre che all’estero, anche in modo consistente al Nord Italia. Nell’ultimo decennio si registra un processo massiccio di spopolamento di intere aree montane e collinari. Con ciò si spopola il Mezzogiorno ma anche aree del centro-nord con effetto a catena per cui emigrazione genera a sua volta ulteriore emigrazione.
I nuovi processi emigratori intraeuropei determinano una concentrazione di popolazione nei luoghi dove si concentra ricchezza, forte attività produttiva e potere politico, parallelo alla crescita di povertà nelle aree periferiche europee. In Italia si accentua lo storico dualismo Nord-Sud Italia che indebolisce l’intero paese, Nord compreso.
Non si tratta solo di “cervelli” in fuga: secondo dati disponibili i laureati costituiscono poco più di un quarto del totale dei migranti, la principale componente in fuga continua ad essere quella delle “braccia”.
Occorrono politiche di sviluppo e di riequilibrio tra aree periferiche e centrali. Ed è necessario dotarsi a livello nazionale ed europeo di politiche che riguardino tutti gli emigrati, a prescindere dai loro livelli di scolarizzazione e di qualificazione ed ovunque essi si trovino.
Dall’introduzione al seminario FAIM (Forum delle Associazioni Italiane nel Mondo) che si svolgerà a Roma il 28 giugno c m al quale parteciperà la FAIS-IR