Enzo Angeli, un partigiano che non smise mai di combattere


Con Enzo Angeli scompare uno dei pochi ancora sopravvissuti alla Guerra di Liberazione. Il valore dell’impegno civile lo apprese in famiglia. La madre, Ida Buti in Angeli, era figlia di un sindacalista fascista, e non le costó quindi trovar lavoro come maestra elementare. Già da giovanissima però criticava il regime. All’inizio degli anni Venti, a Porto San Giorgio, il destino volle che incontrasse Ettore Angeli, un tipo avventuroso e affascinante, ribelle, anarchico e con molti interessi (tra l’altro l’equitazione che gli offrì la possibilità di guidare una biga nel primo colossal del cinema italiano, “Ben Hur”).
La vita in comune, anche dopo sposati, non fu convenzionale: continuamente sorvegliato dal regime, Ettore se ne viveva perlopiù in Francia, a Montecarlo, dove lavorava da croupier, facendo frequenti visite quando poteva alla giovane sposa. Che per avvicinarsi al marito ottenne un incarico di maestra a Ventimiglia. Nel ‘26 e nel 28 ‘nacquero due figli, Luigi e Enzo.
Il padre era stato danneggiato dalla respirazione di gas nella Prima guerra mondiale e così non fu chiamato alle armi nella Seconda.
Subito dopo la dichiarazione dell’armistizio, l’8 settembre del ’43, senza esitazione, lo stesso giorno, Luigi e Enzo raggiunsero i partigiani in Serra Petrona.
E poiché la casa in paese oramai non era sicura, anche i genitori li raggiunsero in montagna, a dormire in un fienile. Il padre, di salute fragile, come commissario politico, la madre come tuttofare.
Era stata sospesa da tutte le scuole del regno per una birichinata del figlio Luigi che aveva piantato una bandierina rossa con una puntina nella casa del Fascio. Nel maggio del ‘44 i fascisti buttarono dalla finestra tutti i mobili dell’appartamento in affitto disabitato di Tolentino.
Era, all’inizio, un gruppo di una sessantina di partigiani, tutti giovani, tutti della zona. E una sola donna che faceva di tutto, da cucinare ed accomodare i panni a portar lettere come staffetta (ed insegnare a scrivere ai pastori della zona). E a spidocchiare i combattenti anche, un’operazione molto importante per il loro benessere, che faceva mediante applicazioni di mozziconi di sigari mischiati ad aceto.
Il mangiare glielo davano i contadini ed i pastori della zona (in cambio di buoni di futuro pagamento). Se erano malati o feriti, c’era uno di loro che aveva qualche conoscenza di infermeria, se no il presidente del CLN di Tolentino, Apolloni, era medico e li visitava di nascosto
A Ida, poiché era una donna, non avevano dato armi ma ogni tanto, se i partigiani partivano per un’azione e doveva restare sola, le lasciavano una pistola per difendersi.

Il gruppo fu decimato nel marzo del 44, a Montalto. Ventisette furono fucilati dai nazisti.
Il 30 giugno del 1944 il giovanissimo Enzo, quindicenne, ebbe l’onore di entrare insieme ai partigiani che liberavano Tolentino nella qualità di portabandiera.
Il fratello Luigi ottenne nel 1957 una medaglia di bronzo al valor militare per un’azione coraggiosa in cui fu ferito nel marzo del 1943.
Una decina di anni fa Enzo fu a Tolentino per una celebrazione della Resistenza. Gli si avvicinò un uomo mostrandogli un foglietto ed esigendo scherzosamente il pagamento:
Per un prosciutto e 3 galline: 500 lire”.  500 lire, all’epoca, era una somma piuttosto grossa.

Enzo, terminata la guerra, frequentò a San Remo la scuola alberghiera. Praticava anche molto il calcio e giocava da portiere.
Nel 1956 fece la conoscenza di una signora che intendeva aprire un ristorante italiano in Svezia. Partì per la Svezia in Cinquecento con l’amico Salvatore e così ebbe inizio il secondo tempo della sua vita.
In Svezia lavorò, prima come cameriere e dopo come cuoco, in numerosi ristoranti, a Uppsala e a Stoccolma, e molti lo ricordano quando lavorava al celebre ristorante Cassi di Östermalm. Tornava spesso nell’amata Liguria e mantenne sempre il contatto con i vecchi compagni di lotta. Nel 2012 poté realizzare il suo vecchio sogno, quello di creare a Stoccolma una sezione dell´ ANPI, che porta il nome del fratello, Luigi Angeli. La Fais organizzò nel 2015, nell’aula dell’ABF a Stoccolma, una mostra sul ruolo delle donne nella lotta partigiana e Enzo contribuì con entusiasmo con una quantità di foto e di materiale ed anche con un discorso in pubblico.
Ogni anno, il Primo Maggio, reggeva orgogliosamente per oltre un’ora, dritto come una bacchetta, la bandiera dell’ANPI alla celebrazione alla Mano. Solo l’anno prima della sua morte, dovette sedersi.

Antonella Dolci