L’opera di ingegneria che ci ha consegnato l’antica Roma, è sicuramente la prima bonifica idraulica del lago Fucino negli Abruzzi voluta dall’imperatore Claudio. L’opera pur essendo tanto imponente e per caratteristiche ardita, è quasi sconosciuta al grande pubblico.
La caratteristica che la rende più monumentale dello stesso Colosseo o più unica di Pompei è che la struttura non si vede, è celata ai più, trattandosi di una delle più lunghe gallerie sotterranee del mondo. La galleria, che fu realizzata senza l’uso di macchine o esplosivi, misura 5630 metri, ma solo la canna principale, mentre arriva a 17.000 metri se si considera il complesso di altre gallerie qualipozzi e cunicoli di servizio scavati per le esigenze costruttive.
L’opera richiese l’impiego di ventimila operai ed undicimila schiavi che lavorarono per undici anni in condizioni indescrivibili se già Plinio il Vecchio ne osservò che, ”non possono essere immaginati se non da quelli che li hanno visti, ne possono essere descritti con parole umane” poiché si operava con l’ausilio di soli scalpelli, poi nelle tenebre, con i piedi nell’acqua ed angustiati dal continuo gocciolare della pioggia che filtrava dalla volta. Fenomeno quest’ultimo lamentato anche dagli operai del successivo e più agevole intervento di Torlonia, completato nel 1878 con già a disposizione altra nuova e moderna tecnologia.
Singolarmente nella stessa provincia esiste un’altra opera, spettacolare, considerando l’epoca in cui fu realizzata, un’opera idraulica: il cosiddetto acquedotto dell’Aterno, che corre in un tunnel di 5500 metri scavato con lo stesso sistema dei pozzi verticali in modo che si potesse operare lo scavo della galleria nelle due direzioni. Anche questo capolavoro non è assolutamente valorizzato. Esso aveva il duplice scopo sociale di portare l’acqua nelle case della antica città di Corfinium e quello di irrigare i campi.
Bisogna però puntualizzare che per quanto riguarda i cunicoli di Claudio, lo stesso nobile fine sociale non è completamente certo, in quanto i cunicoli sono stati concepiti non per il prosciugamento, come ora, del lago e quindi per uno sfruttamento agricolo, ma solo per aumentare la capacità di intervento sul livello delle acque e quindi ovviare alla ciclica invasione delle sponde causata dalle piene.
Il lago Fucino era meta di soggiorno turistico estivo della alta classe agiata romana, e questo comprensibilmente, sia perché’ si aveva un piccolo mare in quota conun climapiù fresco di quello canicolare che passava attraversol’Urbe.
Le ciliegie che al Fucino potevi mangiare a settembre a Napoli erano finite già da Luglio. Ma la cosa più importante era il ghiaccio che in quel tempo a Roma era soggetto a monopolio, il ghiaccio era disponibile invece in gran quantità nelle ville e taverne consolari della zona del Fucino e veniva facilmente prelevato dai ghiacciai dei vicini monti. Il ghiaccio veniva usato sia per la conservazione dei cibi, sia per le granite, di cui, come è stato tramandato, ne era ghiotto di quelle alla fragola Giulio Cesare, o per le bevande ghiacciate, i banchetti e tutte le altre comodità e piccoli piaceri dellavita.
Si può, almeno con il senno del poi, supporre che il controllo del limite delle acque tramite queste enormi opere, fosse socialmente più importante delle piramidi che certamente erano mastodontiche ma servivano solo come tomba per i faraoni. .
Oggi sappiamo che le autorità italiane con timidi investimenti, si stanno muovendo per rendere finalmente accessibili queste importanti strutture archeologiche mai state fruibili dal pubblico, ed è quindi da accogliere con favore se con maggior vigore si riuscirà in un prossimo futuro a valorizzaree pubblicizzare ,oltre ai soliti posti noti, anche percorsi turistici archeologici che riguardano le nostre antichità nascoste, che, come in questo caso, e forse centinaia di altri, sono invece davvero interessanti almeno agli studiosi e agli appassionatidella antica Roma.
Parapax