Durante la mia recente permanenza a Roma, ho camminato spesso nei dintorni del Pantheon e di Via del Seminario, che lo collega con Piazza di San Macuto (Piazza di Sant’Ignazio).
Posso dire di essere passato per questa via quasi ogni giorno, quando abitavo a Roma, eppure ho scoperto nuove storie e particolari legati a questa via. Uno che non conoscevo è la piccola chiesa di S.Macuto, che una scritta indica come l’unica al mondo dedicata a questo santo di origini gallesi. Sul lato opposto della via, nel vecchio palazzo del ministero delle poste, ci sono gli uffici dei parlamentari dove, vicino all’ingresso del palazzo, è stata collocata una lapide con i nomi dei postelegrafonici morti durante la prima guerra mondiale.
Un palazzo che mi ha incuriosito è palazzo Gabrielli-Borromeo. Venduto nel 1607 alla Compagnia di Gesù, divenne poi il Seminario Romano (in seguito trasferito in luoghi diversi tra i quali San Giovanni in Laterano), motivo per cui ancora oggi si chiama Via del Seminario (precedentemente si chiamava Via di San Macuto e Via del Seminario Romano). In questo edificio, durante la Repubblica Romana, vi abitò Giuseppe Mazzini.
Proprio adiacente al famoso ristorante “La Sacrestia”, che frequento sempre quando mi trovo a Roma, ma anche prima del mio esilio, dove incontro spesso Romanisti DOC, c’è il palazzetto costruito alla fine del Quattrocento da Diego de Valdés, maggiordomo di Papa Alessandro VI Borgia.
Tanto per rinfrescare la memoria, Papa Alessandro VI era il padre di Giovanni, Cesare e Lucrezia Borgia, un Papa come tanti a quei tempi, che pensavano più al potere personale che a quello divino. Non fu poi così strano che si contestasse il potere papale e che avvenisse uno scisma, se il Papa per finanziare le guerre del figlio vendeva le indulgenze!
In questo palazzo nel 1878 si stabilì una delle più antiche Scuole d’Armi del mondo, considerata il “Tempio” della Scherma, l’Accademia d’Armi Aurelio Greco. Ancora oggi presso l’entrata del palazzo (e anche su una parete interna del ristorante La Sacrestia) vi sono gli stemmi dell’Accademia.
Una lapide, scritta in modo che potrebbe dare adito a interpretazioni diverse, recita “…proibito non fare mondezzaio…”
Il Pantheon è forse il luogo di Roma, oltre al Colosseo, più frequentato dai turisti.
La costruzione risale al 27 a.C. Quello che si vede oggi non è l’originale di Agrippa (come riportato sulla facciata che forse neanche c’era nella versione originale). La costruzione di Agrippa del 27 a.C. venne rifatta da Adriano (117-125) ed è in pratica questa che vediamo oggi. Adriano volle lasciare l’onore della costruzione a Agrippa e perciò mantenne la scritta originaria che si legge sulla facciata principale del Pantheon.
Ho incontrato a Stoccolma, in occasione della prima partita della Roma a Genova, un giovane romanista,” Manolo”, al quale ho chiesto casualmente quali erano, secondo lui, i luoghi intorno al Panteon che ricordava di più e mi ha risposto: Bar Pascucci (per i frappè), Bar La Tazza D’Oro (per il caffè) e La Sagrestia (per i ricordi romantici e la cucina ottima).
Pensare che dopo oltre 40 anni ancora oggi questi luoghi sono conosciuti dai giovani Romani mi dà una grande soddisfazione.
Tornando al Pantheon, oltre alla storia, molte sono le leggende e gli aneddoti legati a questo luogo. Sul lato sinistro della piazza, avendo lo sguardo verso il colonnato (vicino al civico 68), si può leggere una lapide che ricorda la donazione da parte del municipio di Buenos Aires del parquet che ricopriva anticamente la piazza.
Per la trasformazione del Pantheon da tempio di tutti gli dei (dell’antica Roma) a chiesa di tutti i martiri cristiani (dell’era cristiana) è stata necessaria una” purificazione”. Al Panteon vennero portati 28 carri di ossa appartenenti a martiri cristiani.
Il Papa Bonifacio IV (608-615) fece segnare le porte dell’edificio con grandi croci e una grande processione di prelati che, mentre cantavano” Gloria in excelsis”, benedivano il luogo con l’acqua santa. La leggenda dice che schiere di demoni cercarono disperatamente la libertà e fuggirono attraverso il buco della cupola.
Una storia che anche Pasquino ha ricordato, in una delle sue” pasquinate”, è quella legata allo smantellamento dei rivestimenti di bronzo che coprivano la cupola del Panteon. Il metallo ricavato venne fuso per costruire 40 cannoni per Castel S. Angelo e le colonne tortili del Baldacchino di San Pietro del Bernini.
Il Papa che prese quella decisione nel 1624 fu Urbano VIII dei Barberini. Pasquino scrisse che” Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini”, ossia, ció che non riuscirono a fare i barbari lo fecero i Barberini. Sono talmente numerose le storie e gli aneddoti legate al Pantheon che credo sia opportuno continuare a scriverne separatamente.
Continuanfo la nostra passeggiata, andiamo verso Largo Argentina e, attraversando Corso Vittorio, ci troviamo a Campo de´ Fiori…
Manlio Palocci