Ermanno Olmi, bergamasco di nascita, internazionale per merito, è morto il 7 maggio scorso. Una malattia, di cui soffriva da tempo, lo ha portato via dopo un ricovero d’urgenza.
A seguito dei suoi inizi come documentarista, Ermanno Olmi esordisce nel 1959 con il suo primo film, chiamato: “Il tempo si è fermato”.
Nella pellicola, che racconta la storia di una amicizia tra uno studente universitario, che lavora come sostituto in una diga sull’Adamello ed il suo collega Natale. Questo film doveva essere un altro documentario, che però piano piano prese le connotazioni di un vero e proprio lungometraggio.
Fin da questo suo esordio si possono notare quelli che sono i tratti principali della stilistica di Olmi, ossia la rappresentazione della sfera umana in ambienti umili, cosa che lo ha portato spesso a preferire l’utilizzo di attori non professionisti. La natura ed il rapporto con l’uomo è un altro tema ricorrente nelle produzioni del regista.
Dopo un secondo film che lo conferma e una serie di film dai risultati differenti, nel 1978 esce “l’albero degli zoccoli”, che lo consacra al successo internazionale, e gli fa vincere a palma d’’oro di Cannes e il premio Cesàr come miglior film straniero.
Dopo un periodo di malattia, che lo ha fermato, nella sua produzione di lungometraggi, vince il leone d’argento al festival di Venezia con il film,” lunga vita alla signora”, nel 1987. L’anno seguente vince il leone d’oro con “Il santo bevitore” che gli fa vincere anche 4 David di Donatello.
Se “il santo bevitore” era il suo primo film per un pubblico internazionale, è con “cantando dietro i paraventi” che si conclude il cerchio. Il film è ambientato in Cina e narra la Storia della pirateria ai tempi dell’impero. Il cast era completamente straniero, eccezione fatta per Bud Spencer.
Oltre a quelli citati qui, in questo omaggio al Maestro Olmi, ce ne sono molti altri che non sono meno per importanza e valore artistico, senza contare i suoi documentari e molti altri suoi contributi.
Poterne parlare nella sua completezza sarebbe, un piacere per me, ma purtroppo non basterebbe un intero numero de “Il Lavoratore”. Mi limito a fare questo volo pindarico sulla sua carriera, per ricordare uno dei pilastri della cinematografia italiana, e orgoglio del paese che gli ha dato i natali.
Purtoppo dopo 86 anni la sua vita si è spenta, ma i suoi lavori continueranno ad ispirare, incuriosire ed avvicinare i registi, critici o anche solo appassionati di cinema, del futuro.
Valerio De Paolis