Lutero

 

Se le ricerche recenti hanno posto in luce la religiosità sincera di Lutero e la sua tormentata ricerca d’un cristianesimo vero e profondo, non per questo è meno valida l’opinione tradizionale che vede come prominente nel riformatore tedesco il desiderio di opporsi alla corruzione della Chiesa.

È del resto un sentimento che lo accomuna ad altri riformatori tra i quali furono particolarmente importanti Ulrico Zuinglio e poi Giovanni Calvino. Ma non dobbiamo trascurare che già alla fine del Quattrocento, oltre mezzo secolo prima, si comprende la predicazione violenta di Girolamo Savonarola a Firenze in cui il frate tratta i temi della penitenza e della rennovazione della Chiesa.

A questo proposito credo sia utile fare chiarezza sulla Riforma protestante, così chiamata per distinguerla dalla Riforma cattolica o Controriforma sviluppatasi qualsi contemporaneamente.

Lo svolgersi della Riforma, i suoi successi e insuccessi sono stati senza dubbio largamente influenzati dai vari fattori che in quell’epoca contribuivano a mettere in movimento la vita europea: Il sorgere del capitalismo che cercava di liberarsi dalle strettoie della società medievale; l’emergere vittorioso degli stati nazionali in lotta contro i poteri universali (papato e impero); la grande fioritura del Rinascimento che modificava radicalmente la cultura europea.

Tuttavia è caratteristico il fatto che la Riforma sia partita da una zona ben poco toccata da queste grandi forze (la Sassonia economicamente sonnolenta, geograficamente situata alla periferia dell’Europa occidentale, sulla frontiera del mondo slavo, culturalmente poco influenzata dal Rinascimento) e che abbia avuto come primo e massimo protagonista un uomo come Lutero, psicologicamente e concettualmente legatissimo alla civiltà medievale.

I grandi successi riportati dalla Chiesa d’Occidente avevano edificato un formidabile edificio  ecclesiastico che si esprimeva organizzativamente nella curia, nel clero e negli ordini monastici; disciplinatamente nel sistema sacramentale (scomunica); teologicamente nella sintesi tomista (la dottrina di San Tommaso d’Aquino). Ma il successo stesso di questa edificazione teocratica aveva aperto la via a forze nuove e avverse: la vittoria sull’Impero permetteva l’emergere degli Stati nazionali, la potenza finanziaria della curia e del clero ne corrompeva la moralità e ne diminuiva il prestigio. Perciò nel momento stesso in cui la teocrazia papale raggiungeva il suo culmine, già cominciavano ad affiorare alcuni movimenti di protesta religiosa: nel XII secolo sorsero sette ereticali di vario tipo (Valdesi, Catari e molti altri).

All’inizio del XVI secolo il desiderio d’un radicale risanamento era sentito praticamente da tutti: ma alla realizzazione di questo desiderio si aprivano due vie: riprendere l’azione della Riforma medievale dell’XI secolo, fondata sul monachesimo e sulla teocrazia: fu la via seguita dalla Spagna e che dette vita alla Riforma cattolica; l’altra consisteva nella rottura con il passato e nel tentativo di riplasmare completamente la Chiesa: fu la via seguita dalla Riforma protestante.

Lutero non giunse che gradatamente alla coscienza di un radicale contrasto con il cattolicesimo; all’inizio egli non si proponeva di creare una nuova Chiesa: questa si formò per una sorta di necessità di fatto.

L’incendio fu accesso dalla disputa sulle indulgenze, cominciata con il 1517, quando Lutero, in seguito alla predicazione del domenicano Johan Tetzel in favore dell’indulgenza concessa da Leone X per la costruzione della basilica di San Pietro, il 31 ottobre dello stesso anno affisse alla porta del castello di Wittenberg le sue famose 95 tesi. Dalle indulgenze la polemica passò ben presto ad investire il diritto canonico e l’autorità papale: su questo punto si consumò irrimediabile la rottura tra Riforma e cattolicesimo. Lutero rifiutò infatti i papato, considerandolo un fattore essenzialmente negativo, e gli contrappose l’autorità della Bibbia

Gradualmente la dottrina di Lutero conquistava i consensi di città quali Norimberga, Augusta, Ulma, tra il 1524 e 1525 divennero luterani Strasburgo, Norimberga, Magdenburgo, l’Assia e la Prussia.

All’epoca della Dieta di Spira (1529) i luterani erano ancora deboli (5 principati e 14 città) e furono messi in minoranza nella Dieta stessa. Elevarono perciò solenne protesta contro la maggioranza che voleva imporre la conformità religiosa: da ciò derivò il nome di protestanti. Carlo V decise di ascoltare i protestanti nella Dieta di Augusta nel 1530, per cercare di ricondurli al cattolicesimo.

Ad Augusta i protestanti fecero leggere solennemente la loro professione di fede, la cosidetta  Confessione di Augusta, redatta da Melantone; il documento presentava il pensiero protestante nelle sue linee essenziali; perciò non venne accettato da Carlo V che ordinò ai protestanti di sottomettersi. Questi gli resistettero apertamente e nel 1531 si organizzarono nella Lega difensiva di Smalcalda. Venne cosI a formarsi una sistuazione di equilibrio confessionale e politico: il protestantesimo ne approfittò per estendere le sue conquiste, sia verso il sud (nel 1534 il Württemberg passò alla Riforma), sia verso il nord oltre i confini tedeschi.,

In Svezia la Riforma venne realizzata nel 1536, dopo che il Paese ebbe ottenuto l’indipendenza dalla Danimarca. Il re Gustavo Vasa costituì nel 1527 una Chiesa indipendente (cronologicamente fu la prima Chiesa nazionale protestante) inizialmente poco diversa dalla Chiesa cattolica.

Laurenzius e Olaus Petri furono i primi artefici di una graduale protestantizzazione della Chiesa e del Paese.

I re di Danimarca lasciarono per alcuni anni libertà di predicazione evangelica: dopo una graduale diffusione delle nuove idee, il re Cristiano III istituì ufficialmente la nuova Chiesa nel 1536, che venne organizzata da Johan Bugenhagen, discepolo di Lutero.

Nel complesso le cinque Chiese nordiche realizzarono un protestantesimo che univa una teologia nettamente luterana a elementi della pietà e della liturgia cattoliche.

Angelo Tajani