Andrea Camilleri, la mattina del 17 luglio, ci ha lasciati. Quando, un Artista, uno scrittore, muore non ci rimangono altro che le sue opere.
Camilleri, non aveva davvero bisogno di presentazione, era la mano dietro il famoso Commissario Montalbano, che fece breccia nei cuori dei lettori nel 1994 con “La forma dell’acqua” prima di una lunga serie del commissario, a cui Zingaretti presto’ il volto nelle numerose trasposizioni televisive della RAI, riconosciute ed apprezzate anche all’estero.
Limitarsi di considerarlo uno scrittore e di ricordarne solo le avventure di Montalbano è riduttivo nei suoi confronti. Camilleri è stato scrittore sì, ma anche regista, insegnando, anche, regia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, sceneggiatore, drammaturgo e insegnante di lingua italiana.
La sua figura ed esperienza erano legate all’Italia degli ultimi tempi, spesso infatti si è esposto politicamente ed ha combattuto quelle battaglie che riteneva giusto combattere.
Il suo modo di raccontare e quella parlata, che chiamava “vigatese” dalla città da lui inventata, che fa da sfondo alle avventure del commissario, ma non solo, erano in qualche maniera la sua firma, cosí anche la sua metrica di scrittura, che seguiva una stretta regola su come scrivere, quante pagine usare e quanti capitoli creare per le sue opere.
Nel 2006, consegnò l’ultimo scritto di Montalbano, al suo editore, con la richiesta di pubblicarlo solo dopo la sua morte.
Con Camilleri se ne va un altro “Grande” dell’Italia, di quell’italia bella e nobile fatta dei suoi artisti, dei suoi pensatori e della sua cultura.
Valerio De Paolis